lunedì 14 dicembre 2009

Il ritorno dell'etica: una lettura ragionata della crisi














Ecco uno stralcio di quanto Antonio maria Baggio scrive nell'editoriale di Nuova Umanità XXXI, Maggio-Giugno 2009/3, n.183

Ridefinizione del superfluo e del necessario: cambia la logica dei consumi
"All'affacciarsi della crisi c'è stato chi ha rivolto ai cittadini inviti generici ad aumentare i consumi: inviti talvolta accompagnati da provvedimenti governativi che hanno effettivamente messo nelle tasche dei cittadini qualche soldo in più; questi consigli rispondono alla logica economica che può avere qualche successo se la crisi è breve e se non si coinvolge i pilastri fondamentali della fiducia: agire "come se" la crisi non ci fosse può servire a mantenere lo status quo, purché il problema sia superabile a breve. Ma si stratta di consigli non adeguati al caso che stiamo vivendo, non solo perchè, con ogni evidenza, uno dei problemi è proprio la diminuita capacità di spesa di chi ha perduto il lavoro o ha visto comunque ridurre le proprie risorse; sono consigli inadeguati soprattutto perchè dentro una crisi grave come quella di oggi, oltre a diminuire i consumi, cambia la logica con la quale si sceglie che cosa e come consumare.
E questo è un aspetto importante: la reazione alla crisi è anche quella di scegliere più accuratamente, il consumo diviene maggiormente critico; si cerca di consumare non solo ciò di cui non si può fare a meno, ma soprattutto ciò che aiuta a costruire una sicurezza per il futuro. Paradossalmente, la reazione alla crisi può essere quella di decidere un maggiore impiego di risorse, ma orientate diversamente rispetto al passato. (...) spendo di più per non spendere invano.
Il consumo "critico" che sottopone un'attenta valutazione etiche i prodotti, esisteva anche prima della crisi, adottato prevalentemente come comportamento quotidiano da minoranze sociali fortemente consapevoli. Oggi diventa evidente, cioè si impone a tutti, la sua razionale necessità. (...) La crisi diventa allora un'importante occasione per plasmare il mercato, per orientare l'offerta verso nuove direzioni e una migliore qualità. Angelo Ferro spiega: "il mercato non ha una struttura stabile, ma va continuamente fatta manutenzione per fargli accrescere la possibilità. Noi siamo abituati a considerare che il mercato tratti soltanto beni materiali, beni utilitaristici, beni edonistici: no, è il livello delle aspirazioni, dei bisogni, delle attese che hanno i consumatori che stimolano il mercato a trattare certi beni. Quindi, se oggi il mercato non soddisfa tutti i bisogni, è perchè noi non sappiamo chiedere al mercato i beni che vogliamo; se invece ci spingiamo a capire che cosa siamo, a voler essere effettivamente liberi e quindi non soggetti al consumismo, non soggetti ad una pubblicità ingannevole, non soggetti a mode, ma proprio ad individuare la nostra realtà, allora noi sapremo esprimere e chiedere al mercato determinati beni; allora il mercato si evolve, migliora, risponde con più correttezza alle nostre domande, e questa è libertà"."

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