lunedì 19 novembre 2018

Umami Coffee Camp novembre 2018: un'esperienza unica di formazione in una piantagione di caffè in Honduras

Finca Rio Colorado, Umami Area Honduras SA de CV

Honduras è il quinto produttore mondiale di caffè e il prossimo raccolto si prospetta di buona qualità e di volume perlomeno identico a quello dell’anno precedente. Il raccolto nel paese e in particolare nella regione di Copan sta tardando di qualche settimana. A causa del cambio climatico in questo periodo il clima è piuttosto secco e le piante di caffè stanno posticipando la maturazione delle ciliegie.




Nel villaggio di Las capucas, nella municipalità di San Pedro, vicino a Santa Rosa de Copan, un gruppo di 10 torrefattori italiani stanno partecipando a una dieci giorni di full immersion nel mondo della produzione del caffè organizzata da Andrej Godina, caffesperto, presidente di Umami Area Italia in collaborazione con la società Umami Area Honduras, la cooperativa caffeicola Cocafcal, l’azienda esportatrice Coffee Planet Corporation e la Bloom Coffee School di Alberto Polojac di Trieste.

Andrej Godina: “Umami Area non è solamente un’associazione italiana che promuove la cultura del caffè di qualità ma è anche una ditta in Honduras che produce, con una piantagione di 45 ettari, caffè di qualità socialmente responsabile. Nella responsabilità sociale di Umami Area Honduras un aspetto importante è la promozione della formazione a tutti i livelli: formazione al farmer sulle buone pratiche agricole nel rispetto della persona e dell’ambiente, formazione sulla diversificazione prodotto, formazione sui moduli del Coffee Skills Program della SCA e organizzazione di coffee weeks in piantagione. Per completare la formazione dell’operatore di settore del paese consumatore ritengo sia di fondamentale importanza la pratica formativa in un paese produttore di caffè su tutti gli step di produzione del caffè.”

Il programma di Umami Coffee Camp è un vero e proprio viaggio formativo nella produzione del caffè: tutte le mattine i partecipanti hanno l’occasione di andare in campo per la raccolta manuale del caffè che viene poi spolpato e messo immediatamente ad essiccare con il procedimento black honey, le ciliegie vengono anche processate con i metodi naturale e lavato con fermentazione aerobica. Tute le fasi di produzione vengono dimostrate dal vivo e i partecipanti hanno l’occasione di esercitarle: la semina nel vivaio, la messa a dimora delle piante in piantagione a cielo aperto, l’essicazione naturale e meccanica del caffè, la visita allo stabilimento di esportazione con lezioni sui documenti di esportazione, la selezione dei difetti visivi, la classificazione per crivello. Durante il campus, nel pomeriggio, nella Capucas Coffee Academy, si svolgono le lezioni teoriche e le sessioni pratiche dei moduli intermediate del Coffee Skills Program di SCA sul caffè verde, sull’assaggio con il metodo “cupping” e sul processo di tostatura.





Una giornata viene dedicata ad attività ludiche con un trekking nel parco nazionale del Celaque, patrimonio UNESCO, che catapulta i partecipanti nel mondo ancestrale delle comunità locali indigene che vivono nel mezzo della foresta in abitazioni senza energia elettrica e che coltivano caffè biologico. Il divertimento del canopy fatto nelle valli adiacenti alla cooperativa Cocafcal sopra le piantagioni di caffè coltivate all’ombra di alberi ad alto fusto, è un’emozione e una scarica di adrenalina unica che rende il campus di formazione un momento anche di divertimento. Il programma prevede una visita e una cena a casa di Francisco Villeda Panchito, capataz della piantagione Umami Area Honduras, al fine di condividere in modo semplice e vero un momento di quotidianità e vita familiare con la comunità locale: un momento toccante che mette in contatto, nel vero senso della parola, il mondo della produzione del caffè verde con quello della produzione della tazzina di caffè.

Alberto Polojac: “Ritengo fondamentale offrire una formazione completa al torrefattore e al barista sull’intera filiera produttiva, non solo perché è utile da un punto di vista didattico ma anche perché aiuta a comprendere il duro lavoro che serve per la produzione di una tazzina di caffè e per essere coscienti dello sbilanciamento che c’è in termini di ridistribuzione dei profitti sulla filiera di produzione. Si fa spesso riferimento al prezzo troppo basso della tazzina di caffè al bar ma il vero punto di partenza è il prezzo da garantire a chi produce i chicchi in piantagione: senza i produttori di caffè l’intero sistema crolla. E’ mia intenzione continuare a promuovere questo tipo d’iniziative formative perché da qui inizia la produzione di un caffè di qualità ed è da qui che inizia il processo di rinascimento del caffè in Italia.”

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