
Il titolo mi è stato suggerito da un carissimo amico che ringrazio perchè inaspettatamente si è rivelata una lettura formativa per la mia persona.
Viktor, psicologo, ebreo, improgionato in diversi lager nazisti durante lo sterminio che ha segnato la seconda guerra mondiale, racconta ed analizza piscologicamente la sua tragica avventura di quegli anni decifrando con notevole obiettività i passaggi psicologici che lui, come tanti altri suoi sfortunati compagni internati, ha vissuto.
Durante la lettura, snella e veloce, senza mai essere appesantita da argomentazioni troppo tecniche, Viktor fa ripercorrere alcuni degli stati d'animo e situazioni vissute da lui nei lager e che inevitabilemtne hanno segnato la sua psiche. L'uomo può essere privato di tutto tranne che della sua fede (speranza) ed è proprio questa che gli ha permesso di sopravvivere. Le condizioni igienico/sanitarie, la nutrizione e lo stress psicologico nelle quali migliaia di ebrei venivano tenuti erano a dir poco disumane.
Dopo il lager, al momento della liberazione, la tortura fisica e psicologica subite, non svaniscono ma la ferita rimane aperta e l'ex internato cerca la via verso una normalità ormai perduta e che mai ritroverà di nuovo.
Un piccolo grande libro da cui ho tratto tanti spunti di riflessione che, come ha detto il mio amico, mi fanno confermare: "Cercavo un aiuto per essere psichiatra, ed ho trovato un aiuto per farmi uomo."
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