martedì 23 novembre 2010

Intervista a Martina Godina, campionessa italiana Cup Tasters

Intervista tratta da Comunicaffè del 22 novembre 2010.


L’INTERVISTA a Martina Godina, regina del cup tasting che s’è imposta come miglior assaggiatrice italiana 2010 “Per vincere mi sono preparata a lungo, ma ho usato pure la tecnica Yoga per avere la massima concentrazione”
Ed ora si sta preparando alla finale mondiale Cup taster che si svolgerà a Maastricht in Olanda dal 22 al 24 giugno
Soltanto allora potremo sapere se è una coincidenza che gli ultimi 2 campioni del Wbc si siano preparati ed abbiano lavorato a Londra proprio come Martina

MILANO – La triestina Martina Godina è la migliore assaggiatrice di caffè dell’anno. Il prossimo giugno rappresenterà l’Italia alle finali mondiali di cup taster che si svolgerà a Maastricht in Olanda dal 22 al 24 giugno.
Martina succede a Simone Pecora, allievo di Gianluigi Nora, che non è riuscito a confermarsi.
Quella che si è svolta nell’ambito di TriestEspresso Expo è stata la 4^ finale italiana Cup tasting.
Nella precedente conversazione Martina era stata più sulla vittoria che aveva dedicato al fratello Andrej, sulla lunga preparazione che aveva svolto a Londra dove aveva lavorato negli ultimi due anni per Andronicas world of coffee di Harrods. e, anche, dell’incontro con il super assaggiatore Gennaro Pelliccia.
Qui si sofferma di più sugli importanti aspetti psicologici che, in una sfida a questo livello sono decisivi anche rispetto al preparazione pratica e teorica specifica, che per vincere deve comunque essere di altissimo livello.
Ad un livello tale, spiega bene Martina Godina che, “al momento della gara te ne devi dimenticare per ottenere la massima concentrazione sulla sfida”.
Basterà, assieme alla preparazione ed agli assaggi che sono subito ripresi, per avere un risultato buono, migliore dei candidati italiano che hanno preceduto Godina nella sfida Mondiale?
Lo vedremo.
Per ora ci sia permesso un dubbio.
Perché soltanto la finale di giugno permetterà di scoprire se sia stata una coincidenza che sia Martina sia gli ultimi due campioni del Wbc (World Barista championship) abbiano lavorato e si siano preparati nella capitale britannica.


Martina Godina. Foto scattata da Massimo Chenda

Signora Godina, come ha preparato l’avvicinamento alla gara nei giorni più delicati quelli immediatamente precedenti?
Martina Godina: “Ho cominciato a pensare alla sfida per concentrarmi esclusivamente sulla gara, su ciascuna delle fasi della competizione. Concentrata, ho immaginato la strategia di gara che avrei adottato. Nei giorni precedenti ho fatto pochi assaggi ma nessuno il giorno precedente. Questo per non strafare e creare confusione. E' una regola che mi ha insegnato il mio maestro di pianoforte, Pierpaolo Levi: “Il giorno prima dell'esibizione non mettere le mani sulla tastiera, ma visualizza solamente il brano che dovrai eseguire”, mi diceva sempre. Mi sono riposata e ho fatto yoga per rilassarmi e aiutare la concentrazione. Ho controllato anche l'alimentazione: ho scelto alimenti semplici, con molti vegetali crudi, niente cibi piccanti e speziati”.

Quali precauzioni per il giorno della gara?
“All’ora decisiva ero rilassata e concentrata. Cerco sempre prima di qualsiasi evento, che sia una gara o un esame, di non pensarci e tento di fare il vuoto mentale e di pensare positivo. Uso anche molto le visualizzazioni che ho imparato in diversi corsi di meditazione ai quali ho partecipato. Ho trovato utile il vedere la gara, in uno stato di tranquillità, positività e concentrazione. La mattina, a colazione, ho mangiato solamente frutta fresca, a pranzo delle fette di pane integrale fatto in casa. Niente altro fino all'inizio della semifinale. Superato questo primo gradino, certa del passaggio alle finali ho tenuto a bada la fame con una mela, seguita da un risciacquo della bocca con acqua”.

Lo strumento dell’assaggiatore è il cucchiaio: lei che cosa usa?
“Uso il cucchiaio assaggi della illycaffè. Me lo ha regalato l’ex campione italiano Cibc (campionato italiano baristi caffetteria) Michele Pauletic, quando lo aiutai nella preparazione per le gare del mondiale Baristi. Se non avessi avuto questo cucchiaio, che è d'argento, avrei usato un cucchiaio assaggi, sempre della illy, in plastica. E' vero che avere il proprio cucchiaio dà sicurezza e si è certi di portare alla bocca sempre la stessa quantità di liquido, ma per me è più importante l'assaggio che il mezzo utilizzato. Avrei vinto la gara anche se avessi utilizzato un normale cucchiaio da minestra. Alla fine la cosa che più conta è la tecnica. Ma servono anche l'esperienza e tanta passione: sia per la gara sia, soprattutto, per accettare le prove infinite che sono necessarie ma richiedono molto tempo e dedizione totale”.

Come si è sentita in semifinale?
“Ero agitata ed un po’ nervosa, prima della semifinale. Sono ricorsa a tecniche respiratorie imparate in 13 anni di pratica dello yoga ed un paio di anni dedicati allo studio del canto lirico per l'utilizzazione della mia voce”.

E durante la finale?
“Non avevo nulla da perdere, ma una vittoria da conquistare. Così ho visualizzato la mia vittoria e ho puntato ad indovinare 8 tazze su 8. Ho deciso di prendermi il mio tempo per gli assaggi, sapendo che il campione italiano Simone Pecora puntava ad utilizzare tutto il tempo a disposizione”.

È stato difficile individuare le differenze in tazza?
“Le differenze tra i caffè erano minime nella maggior parte delle triplette di tazze. Di facile individuazione erano le triplette dove era presente il caffè robusta”.

Le è capitato di non capire le differenze e di cercare con la fortuna di individuare la tazza diversa?
“No, sono sempre stata sicura della mia scelta”.

Durante la gara ha avuto dei dubbi?
“Sì, in finale ho avuto dei dubbi sulla tripletta di tazze di caffè provenienti dall'Ethiopia”.

Quale è stata la sua strategia di gara: essere sicura delle tazze o cercare di finire il prima possibile per avere un vantaggio sul tempo?
“Durante la semifinale, passato il primo minuto, mi sono accorta che Michele, il mio avversario diretto, era velocissimo nei suoi assaggi ed ha fatto un tempo bassissimo, così ho cercato di dare importanza non solamente alle tazze ma anche al tempo. Al contrario in finale ho dato più importanza alle tazze. Quindi alla certezza che le mie risposte fossero quelle giuste, dato il risultato del primo classificato nella semifinale, Simone Pecora, che ha indovinato 8 tazze su 8 in quasi 8 minuti. Così alcune triplette di tazzine le ho assaggiate anche 3 volte”.

Come le sono sembrati i suoi avversari?
“Tutti molto preparati. Il timore che avevo era nei confronti di Simone Pecora, al momento della gara ancora Campione Italiano, assaggiatore di professione e seguito dal suo maestro: l'espertissimo Gianluigi Nora. Pecora lo avevo già incontrato a Londra in occasione della fiera Caffèculture”.

Che ha pensato dopo aver passato la semifinale?
“Ho pensato che avrei puntato tutte le mie carte nel vincere la gara. Nella pausa tra le due sfide mi sono sono riposata ed ho cercato di concentrarmi ancora di più”.

E quando ha saputo del passaggio in finale?
“Ho pensato che me lo ero meritata, dopo tutto il lavoro di preparazione che avevo alle spalle.

Conosceva già gli altri due semifinalisti?
“Soltanto Simone Pecora,

Tutti gli spettatori hanno notato che lei non fa il tipico rumore di risucchio quando assaggia.
“Mi è stato insegnato a farlo durante i corsi caffè ai quali ho partecipato. Ma piano piano mi sono accorta che non contribuiva al mio senso del gusto. Così, durante la gara, ho deciso di non farlo perché era una componente in più che mi toglieva energia e concentrazione in quel momento”.

Ma in finale è riuscita a restare concentrata?
“A dire il vero il rumore del risucchio fatto dal mio avversario mi ha tolto la concentrazione, ma soltanto nel primo minuto di gara delle semifinali. Quando ho preso coscienza di questo ho rivolto l’attenzione agli assaggi, più che ai rumori esterni”.

Il primo pensiero quando ha vinto la finale Italiana.
“Ho pensato che ero la campionessa Italiana e che adesso mi aspettato i Mondiali del 2011 che si svolgeranno a Maastricht, in Olanda”.

Lei che si è preparata così tanto, aveva mai pensato alla possibilità di arrivare seconda?
“In realtà mi sono classificata terza alle semifinali. Ma la posizione in classifica non era importante. Lo era molto di più sapere che ero passata alle finali. Probabilmente, nella fase decisiva per la vittoria, mi avrebbe dato una falsa sicurezza, se fossi arrivata seconda nella penultima selezione”.

Quale è stata la sua reazione quando ha capito che aveva vinto?
“Mi sono sentita soddisfatta del risultato raggiunto. Avevo fatto bene e superato i miei rivali che erano per lo più assaggiatori professionisti. Ho capito di avere un talento da non sottovalutare e che devo cercare di alimentare assaggiando. Ma sempre affiancata da persone esperte che mi possano guidare ed insegnare perché ho ancora molto da imparare, anche in vista della preparazione per la finale mondiale Cup tasters che si svolgerà a Maastricht in Olanda dal 22 al 24 giugno”.



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