Palermo, Sweet Coffee Immersion 24-26 luglio 2015
Il caffè in cifre
Il caffè è la seconda merceologia al mondo scambiata per
valore e viene trattata principalmente in due borse merci, quella di New York
per gli Arabica e quella di Londra per i Robusta.
La bevanda caffè è la seconda più bevuta al mondo dopo
l’acqua, il Brasile è il primo produttore mondiale di caffè, mentre gli Usa
sono i primi consumatori mondiali.
La produzione mondiale di caffè è stata nel 2014 in poco più
di 140 milioni di sacchi di cafffè da 60 kg: il primato della maggiore
produzione di caffè verde è detenuto dal Brasile con circa 43 milioni di
sacchi, seguito dal Vietnam con 27,5 milioni e al terzo posto la Colombia con
12,5 milioni.
Il rimo paese consumatore di caffè sono gli USA con quasi 23
milioni di sacchi seguito dal Brasile con un consumo interno di quasi 21
milioni di sacchi, mentre l’Unione Europea nel suo complesso ha consumato nel
2014 quasi 42 milioni di sacchi.
Il primato del consumo pro capite annuo è detenuto dalla
Finlandia con poco più di 11 kg seguita dai paesi scandinavi che
tradizionalmente consumano caffè di ottima qualità preparato con il metodo e
filtro. In Italia invece il consumo pro capite annuo è solamente la metà di
quello della Finlandia probabilmente perché il metodo espresso e quello moka
richiede una grammatura minore rispetto il metodo a filtro per ciascun atto di
consumo.
Gli italiani hanno
inventato l’espresso ma non siamo riusciti a tutelarne l’idea. Qual è il
problema?
La genesi del metodo di estrazione del caffè denominato “espresso”
risale al 1901 quando un costruttore italiano di macchine per caffè inizia la
produzione della prima macchina a vapore. In questa macchina progenitrice di
quella espresso la pressione del vapore permetteva di erogare una bevanda a
base di in pochi secondi, con un basso volume di acqua e una sottilissima crema
sulla superficie simile a quella prodotta dalla moka. La bevanda espresso come
la conosciamo oggi trova la sua diffusione con l’invenzione della macchina a
leva che ha permesso di innalzare la pressione dell’acqua attorno ai 13 bar e
che ha permesso alla bevanda di trasformarsi in espresso, ovvero una bevanda
scura e concentrata sovrastata da una spessa e compatta schiuma denominata
crema.
L’Italia è probabilmente ancora oggi la nazione con più
torrefazioni in rapporto alla popolazione il che deriva da una storia antica e
di grande tradizione: ancora oggi sopravvivono vecchie realtà come quella a
Palermo della torrefazione Ideal Caffè che tostano caffè da macinare al momento
per il consumo domestico.
Effettivamente in questi ultimi anni il sistema caffè
espresso italiano ha perso la sua storica competitività e primato sulla qualità
tant’è che in alcuni paesi nel nord Europa, in Asia e nord America spesso è
facile degustare una tazzina di espresso di qualità nettamente superiore alla
media offerta dai bar italiani. Le problematiche a mio modo di vedere sono
numerose a partire dal perverso sistema dei finanziamenti delle torrefazioni che
vengono offerti ai bar e che hanno costretto gli operatori all’abbassamento
della qualità del caffè venduto, la disinformazione sulla qualità del caffè da
parte del consumatore che non richiede al barista un livello minimo e
accettabile di qualità, il prezzo uguale per la tazzina di espresso
indipendentemente dalla qualità della bevanda, l’incapacità del sistema
italiano del caffè espresso di fare filiera.
Mi chiedo: perché per un rosso di una cantina sociale il
costo del calice in enoteca è differente rispetto a quello di una bottiglia di
buon Barolo? Non capisco perché al bar il prezzo dell’espresso debba esser
euguale per un ottimo caffè monorigine arabica specialty e una pessima tazzina
preparata con una miscela a prevalenza di robusta? Dopo la visita alla
torrefazione Ideal caffè a Palermo ero curioso di assaggiare il loro caffè, così
in torrefazione mi hanno indirizzato a un bar lì vicino. La tazzina che mi è
stata preparata con una macchina a leva di vecchia tecnologia con una tazzina
che a dir poco era così calda che mi sono quasi ustionato le labbra le cui
caratteristiche principali erano un gusto prevalentemente amaro, molto corposo
e leggermente astringente e con lo zucchero un sentore aromatico forte di fava
di cacao ammuffita. Un euro speso malissimo!
Siamo ancora il paese
dove si può bere un buon caffè?
Mi rincresce dover confermare che in media la qualità del
caffè espresso offerto al bar è davvero scarsa: molto spesso le tazzine
preparate dai baristi presentano caratteristiche difettate quali intensità di
amaro inaccettabili, bevande astringenti, sentori aromatici negativi come
quelli di legno, terra, muschio, rancido, bruciato. Provate a pensare alla
qualità offerta dal più grande “bar d’Italia”, ovvero quello che offre caffè
espresso in autostrada: gli assaggi che ho potuto fare sono sempre risultati
con la degustazione di una bevanda più o meno difettata dalla scarsa qualità!
Le cause di questa bassa qualità sono molteplici a partire
dalla scarsa qualità della materia prima tostata da tanti torrefattori italiani
passando poi attraverso una scarsissima preparazione professionale del barista
sulla materia prima e sulla pulizia e manutenzione dell’attrezzatura. Quante
volte mi è capitato di essere stato attirato da un’insegna di un caffè 100%
arabica e poi rimanere deluso in quanto il barista con la sua scarsa
professionalità è riuscito a rovinare quel buon caffè erogandolo con una
macchina espresso sporca o con parametri errati di macinatura ed erogazione.
In questo panorama connotato dalla bassa qualità del caffè
una nota positiva è la recente apertura di alcune piccole micro torrefazioni
che, traendo spunto da un importante movimento di caffè speciali portato avanti
dalla Speciality Coffee Association of Europe, offrono caffè di grande
eccellenza. Anche gli eventi che io e Francesco Sanapo abbiamo ideato qualche
anno fa stanno creando una coffee community di giovani che si avvicinano ai
caffè di qualità, ne rimangono affascinati, e decidono di prenderne parte. Io
bevo caffè di qualità, evento itinerante che avvicina il consumatore ai caffè
specialty preparati in diversi metodi di preparazione e l’attività formativa
dell’Associazione Umami Area che offre un elevato percorso formativo per gli
operatori del settore caffè attraverso il percorso formativo del Coffee Diploma
System della SCAE.
Il cambiamento della qualità offerta in Italia passa anche
attraverso realtà come quella di Francesco Sanapo che ha aperto una caffetteria
specialty nel centro di Firenze dove è possibile bere solamente caffè di alta
qualità e dove il caffè espresso preparato con la miscela base costa 1,50 euro
per poi salire a 2,50 euro per i caffè specialty monovarietali.
Quali i segreti per
fare un buon caffè al bar?
Erogare un buon caffè espresso da offrire ai propri clienti
non è così banale ma con un buon bagaglio formativo non è difficile.
Riassumerei alcuni punti a mio parere imprescindibili in questo breve elenco:
-
scegliere un caffè tostato di qualità ovvero
privo di difetti, della specie botanica Arabica. Il torrefattore deve essere in
grado di dichiarare la composizione della miscela, la provenienza dei
monorigine, il profilo di tostatura applicato ed essere estremamente costante
nella qualità.
-
acquistare un’attrezzatura per l’espresso di
assoluta qualità, partendo da un macinacaffè a macine piane passando attraverso
una macchina espresso con un’elevata stabilità termica dell’acqua in
erogazione.
-
dotare il sistema idrico del locale con i filtri
che eliminino il cloro dall’acqua fornita dall’acquedotto e il corretto tenore
di durezza.
-
avere una discreta capacità di degustazione al
fine di trasmettere al cliente ciò che un caffè espresso può regalare ai nostri
organi di senso.
-
servire l’espresso alla corretta temperatura.
E a casa?
Anche in questo caso vale il primo punto citato sopra ovvero
comprare un caffè di qualità, possibilmente in chicchi e macinarlo a casa.
Sconsiglio l’uso della moka in quanto è un metodo di preparazione che, erogando
l’acqua a una temperatura superiore al punto di ebollizione, estrae una bevanda
particolarmente amara e astringente. Consiglio invece il metodo espresso e la caffettiera
napoletana o tutti i metodi di preparazione del caffè a filtro. E le
capsule/cialde di caffè: direi approvate a condizione che trattasi di caffè
arabica di buona qualità.
La qualità dell’acqua è fondamentale per ottenere un buon
caffè, indipendentemente dal metodo di estrazione utilizzato, quindi è una
buona abitudine usare un’acqua minerale con un tenore di residuo fisso a 180°C
all’incirca tra i 200 e i 300 mg/L.
Il caffè per uso domestico, una volta aperto il pacchetto, va
conservato in frigorifero in un contenitore pulito e asciutto, se il consumo
del caffè avviene in più di 2-3 giornate al fine di rallentare i processi
ossidativi e la dispersione degli aromi.
Ultimo consiglio: ricordatevi di pulire periodicamente la
vostra caffettiera o macchina espresso con un detergente specifico al fine di
sgrassarla e eliminare i residui oleosi che si depositano sulle parti
metalliche e che si irrancidiscono e bruciano con l’uso quotidiano rovinando la
qualità della bevanda.
Un consiglio per bere un buon caffè a casa? provate diversi
metodi di estrazione come la french press, il chemex o l’aeropress.
Come si fa a capire
che il caffè che abbiamo bevuto è cattivo?
Il caffè espresso è caratterizzato da un’importante presenza
di sostanze chimiche tra cui numerosissimi composti aromatici volatili che lo
rendono piacevole al consumo. Quando la qualità del caffè è bassa e numerosi
difetti organolettici inquinano il nostro palato siamo portati a: zuccherare
l’espresso sperando di riuscire a smorzare i difetti della bevanda e ad
aggiungere latte chiedendo un caffè macchiato, alla fine bere un bicchiere
d’acqua dopo il consumo del caffè per pulire il palato o a mangiare un
cioccolatino o un biscotto.
Se un caffè è buono vorremo conservare il suo piacevole e
intenso retrogusto e non ci verrà spontaneo di bere l’acqua o mangiare un
biscotto a fine degustazione.
Quando diffidare del caffè in un bar? Quando entro in un bar
che non conosco guardo immediatamente la pulizia della lancia vapore per la
preparazione del cappuccino: se è sporca di residui di latte probabilmente il
barista non pulisce l’attrezzatura. Un altro aspetto da controllare è la
pulizia della campana che contiene i chicchi di caffè tostato che dev’essere
limpida e pulita, la pulizia delle tazzina che devono essere bianche candide e
poi… chiedete al barista quale caffè vi sta offrendo, la composizione botanica
della miscela e le caratteristiche in tazza. Se il barista non vi saprà
rispondere cambiate bar!
Quanti caffè possiamo
bere al giorno e il caffè fa bene?
L’effetto benefico del caffè sul corpo umano è
principalmente dato dall’apporto di caffeina che ingeriamo quando beviamo una
tazzina di caffè. La caffeina ha un effetto positivo perché ci sveglia, stimola
e aumenta la nostra concentrazione, aumenta la velocità dei riflessi, aumenta
la soglia di percezione della fatica e migliora le prestazioni fisiche degli
atleti, aumenta la memorizzazione delle informazioni a breve termine; la
caffeina inoltre ha anche un blando effetto anti depressivo.
Quanti caffè bere al giorno? Difficile dare un numero che
vada bene per ciascun individuo anche perché dipende molto dalla specie
botaniche che si usa: in media il caffè arabica contiene al metà della caffeina
della robusta. Inoltre il metodo di preparazione e la quantità d’acqua usata
influenzano la quantità di caffeina estratta: la moka contiene estrae più
caffeina dell’espresso, un espresso ristretto contiene meno caffeina un
espresso lungo, un caffè filtro contiene più caffeina di un caffè moka. Detto
questo direi che una quantità di 8-10 tazzine, di sola arabica, preparato in
espresso, con 1-2 decaffeinati di qualità possa essere un numero consigliato
che non solamente ci apporterà una quantità di caffeina salutare ma anche ci
fornirà un giusto piacere ai nostri sensi.
Il caffè di beve al
naturale o con lo zucchero?
L’espresso di qualità di beve e si giudica la sua qualità al
naturale; per piacere e per esaltare alcune sue caratteristiche positive è
possibile dolcificarlo con lo zucchero bianco, con quello di canna, di cocco,
con la Stevia o con il miele (personalmente mi piace l’abbinamento con il miele
di tiglio).
Generalmente i caffè preparati con volumi di acqua maggiore
come quello a filtro si beve sempre al naturale.
Spieghiamo il
progetto “Io bevo caffè di qualità” e perché sei venuto a Palermo?
Da quando ho terminato il dottorato di ricerca
all’Università di Trieste in Scienza, Tecnologia ed Economia nell’Industria del
Caffè sono divenuto molto più consapevole di quanto in Italia, in media, la
qualità della tazzina sia di bassa qualità e di quanto, in alcuni paesi, la
qualità del caffè espresso sia notevolmente superiore. Da questa riflessione e dall’incontro
con Francesco Sanapo, pluricampione italiano del campionato baristi
caffetteria, nacque quattro anni fa il format di Io bevo caffè di qualità. La scintilla che fece germogliare il
primo evento fu un articolo uscito sul quotidiano fiorentino La Nazione che
elogiava la proposta di un piccolo bar del capoluogo toscano che offriva il
caffè a 50 centesimi di euro. Con Francesco ci chiedemmo: come è possibile
pubblicizzare un’iniziativa del genere che sì è vantaggiosa economicamente ma
che sicuramente offre ai clienti un caffè di bassa qualità?
Io bevo caffè di qualità organizzato nella caffetteria STAD
di Alessandro Staderini, titolare di una storica torrefazione fiorentina, fu la
risposta a quell’articolo e per la prima volta si offrì ai partecipanti caffè
di alta qualità declinati nei metodi espresso, filtro e aeropress. Una volta
terminato l’evento considerato il successo di pubblico e mediatico decidemmo di
far divenire l’evento un appuntamento itinerante in modo da aiutare a
diffondere la cultura del caffè di qualità; le città coinvolte in questi anni
sono state Milano, Rovereto, Roma, Trieste, Bari, Lecce e in questo giorni
finalmente anche in Sicilia a Palermo.
Nel corso del tempo non sono
intervenuti all’evento solamente appassionati e clienti dei locali ma anche
baristi professionisti, operatori di settore interessati a scoprire il mondo
degli specialty coffee attraverso l’entusiasmo di un evento alla portata di tutti.
Io bevo caffè di qualità è stato anche un motivo di genesi di un altro evento
importante, il Pausa Caffè Festival. Un evento di piazza, tre giorni di eventi
di degustazioni gratuite che ha permesso a decine di migliaia di persone di
essere educate al gusto e ai caffè speciali grazie a numerose aziende che
l’hanno supportato a Firenze.
A proposito di varietà botaniche, arabica tutta la vita? o va bene
anche la robusta?
Se dovessi scegliere o consigliare
tra le specie botaniche arabica e canephora, la cui varietà botanica coltivata
è la robusta, direi decisamente arabica per tutta una serie di validi motivi:
contiene in media circa la metà della caffeina della robusta il che permette di
poter gustare durante la giornata un maggior numero di caffè, ha un gusto
decisamente meno amaro della robusta, in genere è di maggiore qualità ovvero è
più difficile trovare sul mercato caffè arabica difettato rispetto la robusta
che porta con sé spesso aromi negativi di legno, zolla di terrà, muffa.
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