giovedì 12 luglio 2012

Differenti temperature dell'acqua di estrazione per il caffè espresso



Quando fu inventata la macchina espresso (all’inizio del '900), le miscele di caffè erano realizzate con percentuali di caffè Robusta superiori al 50%, ottenute con processi di tostatura più lunghi degli attuali e un calo di peso del 20-22%: il risultato era un caffè molto più scuro e oleoso in superficie e meno aromatico rispetto a oggi, e le macchine per caffè non avevano requisiti di stabilità termica particolari, anzi erano solo dei grandi bollitori di acqua calda senza alcun tipo di controllo se non quello del barista. Con il tempo, le miscele si sono affinate, con percentuali sempre più elevate di arabica o composte esclusivamente da questa varietà e tostate più chiare. Una differente composizione alla quale corrisponde la necessità di un diverso trattamento in fase di estrazione, perché in tazzina si possa avere un composto ricco e completo, aromatico ed equilibrato, con un buon equilibrio tra i gusti amaro e acido. Come orientarsi? Tra le due variabili sulle quali oggi è possibile intervenire – temperatura e pressione – abbiamo scelto la prima, mantenendo la seconda sui classici 9 bar.

La giusta temperatura dell’acqua
Per lo più l’Arabica è un prodotto più aromatico che richiede una temperatura di estrazione superiore al Robusta. Le prove di laboratorio da noi realizzate permettono di confermare questa tendenza. Assaggiando una stessa miscela di Arabica a una temperatura, per esempio, di 92°C (temperatura all’uscita dalla doccetta) e 94°C, immediatamente la vista, l’olfatto e il gusto percepiscono come, nel prodotto più caldo, vengono esaltate le caratteristiche positive: aumentano il corpo e l’equilibrio gustativo in termini qualitativi (in primo luogo il bilanciamento tra acido e amaro), migliora il colore della crema sia come sfumatura di colore sia come intensità, facendosi leggermente più scura, colorata e di maggior spessore. Al contrario, una minore temperatura dell’acqua dà un espresso privo di corpo e aroma: il risultato che in genere si ottiene con una macinatura troppo grossa. Le stesse temperature ottimali per l’Arabica usate per il Robusta evidenziano in tazza una nota amara spiccata e dominante: il caffè risulta bruciato e in esso si colgono difetti che in realtà potrebbe non avere, in quanto le sue vere caratteristiche non hanno avuto modo di esprimersi, a causa dal fattore calore. Al contrario, posizionandosi attorno agli 88-90°C, emergono le caratteristiche positive di un Robusta di qualità: un buon corpo, un’amarezza accompagnata da frequenti note di cioccolato e speziate.


Il gusto di scegliere
Ogni volta che si sta per assaggiare una nuova miscela o confezione di caffè, la prima domanda dovrebbe essere: come lo tratto? Quale macinatura e quale temperatura di estrazione mi permettono di ottenere il miglior espresso da questo prodotto? È una domanda che sia il torrefattore sia il barista si devono porre. Lo abbiamo detto molte volte, ma penso sia il caso di ribadirlo ancora: il caffè subisce numerose lavorazioni nel suo viaggio dalla pianta alla tazzina. In torrefazione i passaggi sono la valutazione al fine dell’acquisto, quindi i controlli sul caffè verde, l’individuazione della giusta curva di tostatura, il corretto degasaggio, il confezionamento. Ma prima che il sacchetto o la lattina prendano la strada verso i pubblici esercizi, è importante verificare le condizioni che permettono di ottenere un espresso perfetto, ma soprattutto replicabile, modificando le diverse variabili e realizzando panel di assaggio che identifichino le coordinate di qualità. Da parte sua il barista deve richiederle al fine di impostare correttamente il sistema macinacaffè + macchina espresso, per poi passare alle proprie prove: il profilo organolettico che risulta da quanto il torrefattore ha suggerito è in linea con il suo gusto personale, ma soprattutto con quanto i clienti più gradiscono? Variando anche solo di mezzo grado la temperatura di estrazione si possono avere risultati in tazza molto diversi tra loro. Al bar, il panel di assaggio potrà essere composto dai clienti più affezionati, ben felici di contribuire all’identificazione del miglior prodotto da gustare ogni giorno. Ovviamente, la macchina, meglio, le macchine, ovvero il sistema macinacaffè + macchina caffè espresso, deve essere in grado di rispettare e replicare in ogni momento tutte le condizioni ottimali di estrazione identificate, prima tra tutte la temperatura.

Caso per caso, alcune linee guida:

      Un caffè robusta richiede una temperatura più bassa rispetto all’arabica.
      Un caffè tostato scuro richiede una temperatura di estrazione più bassa rispetto a un tostato chiaro.
   Un caffè tostato in modalità “fast roasting” richiede una temperatura più alta rispetto a un caffè tostato più lentamente.
      Un caffè macinato sottile va estratto ad una temperatura inferiore rispetto a un macinato più grosso.
      Un caffè tostato “fresco” richiede una temperatura più bassa.

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