Durante Io bevo caffè di qualità edizione HOST 2013 ho intervistato Giulia Spanio e Lina
Chiodo dell’americana BUNN, una delle aziende leader nel mercato internazionale
di produzione di attrezzature per il caffè filtro.
“Lina,
che cosa significa secondo lei il caffè filtro nel mondo e che tipo di quote di
mercato ha rispetto ad altri metodi di preparazione?”
Il
caffè filtro ha una grande percentuale di diffusione nel mondo, specialmente in
nord America dove, per esempio, si beve più caffè filtro che espresso o
cappuccino. In Europa, se guardiamo per esempio il mercato della Germania,
direi che il 70% è filtro ed il restante 30% è espresso più o meno; in Italia il
consumo in primo piano è l’espresso. In Europa le cose stanno cambiando perché per
esempio in molti Coffee Shops a Londra il filtro sta diventando la stella dei
caffè; certamente bevono anche espresso e cappuccino e utilizzano molto la
tecnica del “Hand Pour” che è un metodo di preparazione simile al filtro facendo
molti litri di caffè. Un’altra area del business interessante per il filtro è il
mercato degli Hotel, dove c’è molto turismo e vogliono proporre un caffè che è
conosciuto dagli stranieri, il Filtro, è molto difficile servire ad esempio 100
espressi durante la colazione mentre il filtro in questa occasione ci starebbe molto
bene. In generale, per la nostra azienda, il mondo del filtro sta andando molto
bene.
Abbiamo parlato di caffè filtro che è un
metodo di preparazione che qui in Italia non è molto conosciuto e rispetto
all’espresso otteniamo una bevanda molto più liquida e di volume molto più
ampio. Non essendoci la cultura in Italia, lo si considera un metodo di estrazione
di minore qualità: viene percepito così anche all’estero o viene percepito
diversamente della in termini di qualità della bevanda?
In
Nord America bevono un caffè filtro che non è corposo come qui in Italia però
sta cambiando perché se vediamo cosa ha fatto Starbucks per gli americani dove utilizzano
un caffè che è più corposo, hanno cambiato la dose per il caffè: in America si
bevono un caffè che è molto leggero, è meno corposo perché utilizzano una dose
di caffè inferiore. Questo problema esisteva anche a Londra, negli UK, perché
utilizzavano 25gr di caffè per 1lt, però questo sta cambiando, uno può bere e
gustare un caffè molto corposo che è caffè quindi questa idea che il caffè
americano è molto leggero dipende dal paese. Per fare un caffè filtro più
corposo è necessario usare una dose maggiore, per es. 60 gr/L, in fondo tutto dipende
tutto dalla Coffee Education.
Giulia Spanio, responsabile anche del
mercato italiano della Bunn: che cosa dire del metodo filtro attualmente in
Italia, come è percepito, qual è attualmente il settore dove viene proposto e ritrova
successo e quali sono le difficoltà in questo momento del mercato italiano?
Le
difficoltà credo siano principalmente culturali. Il filtro è una bevanda nuova per
l’Italia che fino a pochi anni fa era molto sottostimata ed associata al primo
prodotto, un prodotto povero, ovvero ad un solubile, concentrato e quindi ad un
caffè non vero e proprio. Come ha già detto precedentemente Lina c’è bisogno di
fare cultura.
La
preparazione a filtro è sicuramente diversa e non da meno rispetto ad un
espresso o a uno Speciality Drink, semplicemente diversa e trova soprattutto il
suo impiego nel settore alberghiero dove nell’80% si beve caffè filtro per le
colazioni, i banchetti, i meeting room etc.. e trova sempre più impiego in
quelli che sono gli Speciality Coffees.
In
Italia abbiamo sempre più bar che si dedicano alla qualità e che vogliono
promuovere i monorigine e metodi diversi, il filtro è una preparazione diversa.
A proposito di caffè filtro è da considerare
che utilizza volumi di acqua differente dall’espresso, il fatto di avere il
pregio di essere una bevanda che può essere degustata in più tempo, quindi per
la caffetteria che necessita di far sostare il cliente per più tempo, può
essere un’ottima alternativa all’espresso.
Sì,
è un metodo di preparazione diverso ed un metodo di consumo diverso, è una
bevanda lunga che richiede tempi di preparazione diversi ed un ha un
quantitativo di componenti solubili disciolte che è molto minore rispetto
all’espresso, quindi l’impiego del caffè filtro è una bevanda da scrivania, da
consumare con gli amici stando seduti al bar per molto tempo. Quindi un metodo
diverso di impiego secondo me.
Per il torreffattore Italiano o la
caffetteria: perché il torreffattore, specialmente italiano, che esporta poi
anche all’estero, dovrebbe avvicinarsi al caffè filtro?
Io
credo che il caffè filtro non porti via fette di mercato all’espresso e agli
speciality drink, ma sia un completamento dell’offerta, quindi tanti
torreffattori lo vedono come un completamento della loro offerta e come la possibilità di declinare il loro
caffè in maniere diverse, in maniere altrettanto interessanti, in maniere
diciamo più internazionali e non di veduta strettamente italiana, quindi può
risultare interessante, può risultare buono.
Nel 2012 si è intrapresa una nuova
iniziativa, “Io bevo caffè di qualità”, un evento itinerante in Italia con
tappe a Roma, Firenze e Milano in cui lo stesso caffè veniva preparato anche
con il metodo a filtro. Quali sono stati i feed back?”
Sicuramente
un interesse crescente sugli specialtu coffeess che grazie a questi eventi
siamo riusciti a diffondere interesse e cultura e anche attenzione verso al
caffè filtro. Abbiamo visto che il riscontro è stato buono e che ci sono sempre
più torreffattori interessati che vogliono uscire dai canali comuni e comunque
esplorare questo nuovo mondo che piano piano esce da quella che era la
percezione iniziale del caffè filtro povero e il filtro viene sempre più
considerata una bevanda di qualità, semplicemente con una preparazione ed un suo
carattere che è completamente diverso dall’espresso. Quindi sono stati degli
eventi che hanno portato un “allargamento delle vedute” e dell’interesse da
parte di tutti quelli che hanno potuto partecipare.
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