Brasile - 12 giorni nelle piantagioni di caffè con i moduli del Coffee Diploma System della SCAE
20°15’18’’S, 47°28’41’’W. È qui, nel polmone verde del
mondo, che prende luogo il primo Umami Coffee Camp in Brasile. Questa volta
però, il Camp rientra in un quadro più grande, quello del progetto
C.O.F.F.E.E., un programma di collaborazione nato tra Starkmacher e.V., ONG
tedesca capofila del progetto, Umami
Area e altre 6 organizzazioni, con un totale di sette differenti paesi
partecipanti. Il progetto, finanziato dalla Commissione Europea, ha l’obiettivo di favorire la formazione e creare nuove
opportunità di lavoro nel settore caffeicolo, mantenendo un impegno sociale,
grazie all’inserimento di partner come Fazenda da Esperanza che lavora per il
reinserimento e l’educazione di persone con problematiche di alcolismo e
tossicodipendenza alle spalle.
Pedregulho, mesoregione di Ribeirão Preto, è la cornice
dei primi giorni del Campus, che prendono luogo nelle vastissime piantagioni di
O’Coffee, un’azienda che, nonostante le grandi quantità di caffè prodotte,
riesce, grazie ad innovazione e ricerca costante a garantire un’alta qualità
del prodotto. I partecipanti del camp, 26 giovani da Italia, Germania, Belgio,
Spagna, Uruguay e Argentina, hanno qui avuto la possibilità di ripercorrere la
storia dell’azienda, che riflette in parte anche la storia del caffè in
Brasile. Un partecipante afferma: “… è
impressionante come l’innovazione e la costante ricerca di eccellenza portino
ad un caffè così variegato e di qualità. La raccolta super meccanizzata del
caffè, con mio grande stupore, riesce a consegnare comunque un prodotto
qualitativamente molto alto. Estremamente interessante l’alto uso di tecnologie
nella gestione delle piantagioni, che mira quindi ad una agricoltura di
precisione e intelligente”.
Nelle piantagioni di O’Coffee si sono svolte le lezioni sul
modulo Green Coffee del Coffee Diploma System della SCAE – Speciality Coffee
Association of Europe, con un particolare focus sulla botanica della pianta,
grazie all’aiuto di due agronomi, uno italiano e l’altro brasiliano. Grazie
alla diligenza di quest’ultimo, l’azienda continua a sperimentare e testare
nuove varietà di caffè, tra cui la Café Limao, una pianta che ricorda, per
forma e dimensione delle foglie, piante di limone e mandarino. Di estremo
interesse è stato l’incontro con la tecnologia dell’azienda: per la raccolta
delle ciliegie viene utilizzata una raccoglitrice automatica, che svolge il
lavoro di 150 lavoratori, operativa nel periodo della raccolta 7 giorni su 7 ad
orario continuato anche di notte. Questa macchina, a causa delle sue dimensioni,
viene utilizzata solamente in Brasile, e solo nelle piantagioni pianeggianti che
lo permettono.
Tra lezioni sulla fioritura della pianta, crescita, vita,
elementi chimici necessari per un buon profilo di tazza, sistema d’irrigazione,
potatura, fertilizzazione, mappatura digitale delle piante, i partecipanti
hanno potuto sperimentare anche la raccolta dello “sweeping coffee”. Dopo due
mesi dalla fine della raccolta, delle macchine passano lungo le piantagioni per
raccogliere i chicchi di caffè caduti, che, una volta processati, saranno
venduti sul mercato domestico. È un processo importante anche per evitare
possibili insediamenti d’insetti nelle ciliegie cadute e quindi, nella stessa
pianta. Un partecipante impressionato dal fatto che i locali consumino un caffè
di bassa qualità, nonostante l’alta qualità che invece esportano, commenta: “…apprezzo molto l’impegno di Umami Area
anche verso i produttori di caffè e le persone locali. È importante accrescere
la loro formazione e conoscenza affinché anche loro possano apprezzare la
qualità degli specialty coffees”.
Nell’azienda O’Coffee è stato possibile assistere a tutto
il processo che subisce un chicco di caffè, dalla raccolta all’esportazione in
sacco, passando per tutte le varie fasi di lavorazione alle quali l’azienda
pone particolare attenzione in base al metodo di lavorazione desiderato
(natural, semi-washed, honey, fully washed), ma anche al paese di destinazione.
Infatti l’azienda riserva ettari di piantagione per aziende straniere che
quindi hanno poi l’esclusività sul caffè prodotto dal singolo appezzamento
affittato.
L’azienda vende
anche il prodotto finito: una macchina tostatrice è ospitata nei locali
interni, adiacente al laboratorio di assaggio. Qui, tra una visita e l’altra
delle piantagioni hanno avuto luogo le classi del modulo Sensory del CDS. Molti
partecipanti si approcciavano per la prima volta ad un’assaggio del caffè
professionale. Nonostante ciò, con l’ausilio del protocollo di assaggio della SCAA,
ognuno è stato in grado di esprimere un giudizio qualitativo sui diversi caffè
provati. E così termina l’esperienza nella regione di Pedregulho. Il pulmino,
però, si prepara a 500 km su strade che tagliano le vaste distese brasiliane
per raggiungere la grande regione del sud di San Paolo, al confino con il
Paranà, nella città di Piraju, dove i partecipanti spenderanno i rimanenti
giorni del Campus.
È qui che la
Fazenda da Esperanca e l’azienda Capricornio Coffee, due partner del progetto
attendono i partecipanti. E sono i ragazzi della Fazenda che portano l’esperienza formativa sul caffè
su un livello qualitativo diverso: dalla qualità finale in tazza, alla qualità
di vita che può nascere dal caffè. Infatti, è proprio grazie al lavoro nelle
piantagioni di caffè che i ragazzi vengono reinseriti nella società, con nuove prospettive di vita dopo aver superato con
successo un periodo di recupero dalla dipendenza da droga e/o alcool. Oltre a
favorire l’occupazione e il recupero da situazioni difficili, queste realtà
lavorano per la qualità del prodotto e promuovono la cultura del caffè di
qualità.
Il supporto tecnico è questa volta tutto affidato
all’azienda Capricornio. Quest’ultima investe moltissimo nella ricerca, nella
creatività e nell’innovazione nel mondo del caffè, consegnando così prodotti di
nicchia e micro lotti di altissimo pregio. La produzione di caffè nella regione
del tropico del Capricorno è caratterizzata dalla stretta relazione tra
altitudine, latitudine e qualità del caffè, sfatando così il mito
dell’impossibilità di avere caffè di altissima qualità anche a basse
altitudini. Nei piccoli locali dell’azienda, tutti però dediti all’eccellenza
brasiliana, hanno luogo le lezioni sui moduli Green Coffee, Sensory Skills e
Brewing del CDS.
Il quinto giorno è tutto dedicato al fare esperienza di
caffè verde: capire la botanica della pianta da un punto di vista più teorico;
differenze tra le specie Canephora, Arabica, Liberica ed Excelsa; clima,
altitudine e latitudine ideale per la crescita equilibrata della pianta; capire
lo stretto legame tra condizioni di crescita della pianta e profilo di tazza
finale; difetti del caffè verde; esportazione e metodi di decaffeinazione. Nel
pomeriggio i partecipanti si sono cimentati in una dettagliata selezione dei
difetti trovati in un sample di caffè verde: saperli riconoscere alla vista,
per poi poterli ritrovare in tazza, nel caso di un caffè di bassa qualità, è di
fondamentale importanza per un esperto di caffè. Così sono stati selezionati
chicci neri, fermentati, immaturi, tarlati, malformati, rinsecchiti e materiali
estranei. Un partecipante afferma: “…è
stato un laboratorio molto interessante e formativo. Saper riconoscere i difetti
ed essere a conoscenza della presenza di quest’ultimi in molte miscele vendute
in Europa mi ha spronato a farmi promotore di un caffè di qualità maggiore una
volta tornato in Europa. La dedizione che c’è dietro una tazza è sorprendente:
un filo diretto che lega terra, produttori e consumatori”.
Due intere giornate sono poi state spese nella
piantagione della Fazenda de Esperanca. Qui sono proseguiti i corsi sul modulo
Green Coffee, con particolare attenzione alle malattie della pianta, insetti e
rischi provenienti da fattori esterni. Le poche ciliegie di caffè rimaste sugli
alberi dopo la raccolta, sono state un perfetto scenario per l’individuazione
d’insetti infestanti, malattie e conseguenze visive di una stagione fredda,
come quella avuta quest’anno a Piraju. Un pomeriggio è stato invece dedicato
alla scoperta del vivaio: nelle parole di un partecipante: “…la cura che occorre avere in questa fase è cruciale, in quanto è da
questo momento, quando ancora la pianta non presenta foglie, che dipenderà la
salute e la forza della futura pianta. Produrre caffè specialty ti obbliga ad
avere estrema attenzione ad ogni piccola cosa. È un impegno. Impegno con la
terra e con ogni essere umano”.
Nella stessa giornata, in uno sforzo e divertimento congiunto
tra partecipanti e ragazzi della Fazenda, sono state piantate 320 nuove piante
di caffè Arabica, varietà Mundo Novo, che aumenteranno in futuro le quantità di
caffè prodotto dalla Fazenda stessa.
L’ottavo giorno si rientra in aula e in laboratorio, per
proseguire con assaggi e cupping, approfondendo così il livello intermedio del
modulo Sensory Skills. È un modulo complesso, che ha bisogno di molto
allenamento e tempo. Proprio per questo motivo l’intera giornata viene spesa ad
allenare i sensi per un’analisi più approfondita e valida del caffè.
#notonylcoffee è l’ashtag che ha accompagnato la nona giornata,
spesa nella selvaggia ma ospitale natura brasiliana. È anche e soprattutto nei
momenti di svago che si costruisce l’esperienza Umami, un’esperienza di vita e
non di sola formazione professionale. Il rapporto e le relazioni costruite con
i ragazzi della Fazenda sono stati un volano per la stessa unione e
collaborazione del gruppo. Moltissimi sono stati i momenti di condivisione,
confronto e reciproco scambio di esperienze. Questo ha fatto sì che il Campus
prendesse una connotazione familiare. Nel corso dell’esperienza è stato chiesto
ai partecipanti di definire il Campus con tre parole. Non ha stupito il fatto
che le più frequenti siano state: caffè, qualità e famiglia.
Andrej Godina, responsabile del percorso didattico del
Campus e presidente di Umami Area afferma: “Lo
sforzo di progettazione e organizzativo del progetto Coffee è stato ampiamente
ripagato dalla soddisfazione dei partecipanti che hanno avuto modo di vivere
un’esperienza professionalizzante e tecnicamente formativa in piantagione di
caffè abbinata ai corsi del CDS, assieme ad un’esperienza umana di relazioni,
non solamente tra partecipanti di 7 paesi e due continenti, ma anche con i
ragazzi della Fazenda da Esperanca. In questo campus ho avuto modo di
sperimentare in prima persona come il caffè non solo unisce i paesi produttori
con quelli consumatori ma anche ha permesso di costruire rapporti veri di
amicizia e scambio culturale che hanno elevato lo spirito di tutti. La
formazione sul caffè nel format Umami rappresenta la più alta forma di crescita
reciproca che professionisti di settore possono condividere con i produttori di
caffè e le persone, in questo caso in Brasile, più al margine della società.”
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